NOTTE PIENA DI MARZO

In questa notte piena di marzo.
esiste solo il suono del tuo respiro ancora regolare, che vedo muoversi
nel saliscendi del tuo seno,
avvolto in una trasparenza di seta rossa.

Non posso fare a meno di guardarti.
Tutto ciò che vedo in te profuma di erotica poesia.
L’ unico desiderio che mi resta
è quello di essere la lingua che ti bagna e ti schiude adagio,
bevendoti, mangiandoti.

E nel sogno umido che apre un poco le tue cosce,
raccogliere quel gemito sussurrato
che fa vibrare le tue palpebre,
che fa muovere appena le tue labbra,
per poi godere infine di ciò che godi tu,
rapita nei meandri tessuti dal tuo piacere liquido e pulsante,
sognato in una notte piena di marzo.

COBALTO, VIOLA E PORPORA



Ho fame.
Ti prego, spegnila,
ti prego spegnimi.

Tieni il mio polso alla catena
e non farti impietosire dai miei lamenti.
Sarò suadente, sarò provocatoria.
Canterò per te la melodia che rapirà i tuoi sensi,
e in quel momento saranno i tuoi sensi a rischiare l’oblio.

Perciò chiudimi qui, in questo antro buio,
dove solo gli occhi di una lupa affamata come me
sanno vedere dove sta la carne che freme,
la pelle da graffiare, il sesso da godere.

Chiudimi dentro e scappa via, lontano,
perché l’odore della mia voglia
farebbe cambiare direzione anche al vento.
Piegherebbe la volontà di ogni Dio dell’aria,
e non avresti scampo.
Qualsiasi strada ti riporterebbe da me.
Un perpetuo errare senza tempo e spazio.

Questo è un giorno senza luna e senza sole.
Questo è un giorno maledetto e benedetto.
Questo è un giorno in cui demoni e angeli godono insieme, sullo stello letto, fusi da umori e sperma.
Dolce e salato. Concavo e convesso.

Stai già impazzendo, perché io impazzisco.
Perché brucio dalla voglia di godere e goderti, e la mia pelle bollente arroventa il ferro delle manette che mi hai costretto ai polsi.

Abbiamo una sola scelta, volendo.
Scatenare l’inferno, scatenare i sensi.
Scatenare corpi, orgasmi e fluidi.

E accettare il resto, qualunque esso sia.

Intanto arrenditi alla tentazione, alla perdizione che rappresento, all’oscenità che vedi nei miei occhi, e riconosci a te stesso che è la bibbia cui resterai fedele.

Inchiodami.
Svuotati.
Riempimi.

Infine a est indugeranno cobalto, viola e porpora.
Sono i colori che il cielo si preparerà a versare sui nostri corpi nudi, come tele erranti.

Non c’è altra via, tutto passa attraverso questo.
Sono pronta, la sono da sempre.
E tu da sempre, aspetti me.

Straccio grezzo

..E poi impazzisco, perché sai entrarmi prima in testa, poi nella carne.
Ed è lì che fai il nido, con innesti di desideri osceni e passioni che si raccontano solo a bassa voce.
Non so fare a meno di quel fuoco che mi accendi dentro al ventre, che mi brucia fino all’ultimo pensiero, che trattiene la mia mano tra le gambe, mentre ti guardo, mi guardi e mi sento vestita solo di uno straccio grezzo e lurido di voglia…

Fame

Ho fame.

Fame della mano ferma che mi fa stare zitta.
Di quella presa sul polso che mi arriva al cervello.
Di quelle dita che stringendo sanno fermare le sinapsi.
Silenzio. Perentorio. E basta.
Io voglio quella fame, bramo quel desiderio,
perché al solo pensiero rantolo, e zitta non ci sto,
perché la voglia masticata in bocca fa rumore.
Sento l’odore atavico del piacere,
sento il sangue che riscalda il corpo e lo prepara.
Vieni a prendermi chiudendo il passaggio,
bloccando la fuga.
Tu e io, il cacciatore e la preda,
quando la preda però non è ancora braccata
e il gioco non del tutto chiuso.
Dura quanto lo vuoi fare durare, il piacere più grande.
Quello del placcaggio, della resa, che resa poi non è.
Ansimando chiudo gli occhi,
tengo tra lingua, guance e palato il gusto del sudore,
il mio.
Accolgo quasi come una liberazione la forza della mano che avvolge i polsi incrociati, sulla schiena nuda.

Aumenti la pressione sui lombi,
respiri accanto al mio orecchio, ogni senso è in massima allerta, il corpo è sotto una sferzata di stress e adrenalina, pompati alla massima velocità.
Il silenzio si è fatto pesante, il sole cala e la penombra incombe.
Ansimo, sono eccitata, bagnata, sudata.
Pronta.
Ma il gioco è estenuante, deve, vuole esserlo.

Le passioni più intense hanno bisogno di bruciare tanto e adagio.

Bocca chiusa

C’è molto più nel non detto di quanto si pensi.
C’è molta più voce nel silenzio di quanto si immagini.
C’è molta più dolorosa indifferenza
nella poca cura di parole a cui non si dà il giusto peso.
Una bocca chiusa a volte è un atto dovuto.
Una bocca chiusa a volte è un libro di preghiere.

Una bocca chiusa a volte,
è un ti amo detto in tutte le lingue del mondo.

I demoni

Imbrigliata da catene invisibili.
Legata da qualcosa che in apparenza, non ha forma.
L’intangibile che stringe, trattiene, soffoca.
Si ripete il ciclo, ancora una volta.
Ma ho bisogno di pulsare, di vibrare, di scuotere anima e corpo.Come se fossi ricoperta di creta,
devo forzare il muscolo, tendere fino allo spasmo e gridare.
Rompere l’involucro per essere di nuovo IO.Ecco, ho bisogno di sentire il suono grave della mia voce, perché per placarmi devo prima attraversare la tempesta.
È fame che si fa bisogno istintivo.
Parte la trasformazione, e non so mai fin dove si spingerà il limite.Sento alzarsi il vento, il cielo si fa livido.
Ho solo voglia di arrendermi e lasciarmi andare.
E non farò prigionieri, non avrò limiti, non avrò misure.Con i demoni non si scende a compromessi.
Ognuno ha i propri, adesso sono arrivati i miei.

Il sapore dei baci

Il sapore dei baci, dati la notte prima.

Ma quanto sono belli?
E quanto a lungo ci rimane in bocca quel sapore?

A volte sono così intensi,
che quando ormai il gusto ha abbandonato la nostra bocca,
continua a riviverlo nella mente.
È come se una parte del cervello avesse le papille gustative con memoria indelebile incorporata.
Il sapore, la consistenza, la sensazione del tatto.
Tutto rimane lì, a nostro piacimento,
per il tempo che decidiamo noi.
E quando ne abbiamo voglia,

lo andiamo a ripescare,
per il sano gusto di farlo.

Così quel bacio, potrebbe non finire mai..

Belli i baci,
Totali i baci,
Intensi i baci,
Sensuali i baci.
Meglio a volte di una scopata, i baci.

Alemar